25 ottobre 2011
6.
PER CAPIRE LE UNITÁ DI MISURA
Riassunto
Le unità di misura servono a fornire il senso delle grandezze. Esse sono di vario tipo, cosicché quando la gente sente o legge certi valori non si rende conto del loro significato. Con questo articolo si cerca di rendere semplice l’argomento.
La basilare importanza delle unità di misura
Nel vivere quotidiano si è immersi in situazioni fatte di parole, bla, bla, bla; tante parole di cose spirituali, di politica, di sport, di economia, di scienza, di tecnica. Si è immersi in un gran calderone dove tutto si mescola e bolle, dove tutto va bene, ma con il risultato che si fa un brodo con le scarpe, con le mele, con gli orologi, con qualsiasi cosa: e così si crea un qualcosa di inutile o dannoso.
La colpa è soprattutto dei giornalisti che, non essendo dei tecnici, non hanno cognizione delle unità di misura e quindi trasmettono al pubblico concetti errati, creando confusione nella gente.
Non associare la giusta unità di misura significa far perdere ogni significato alla quantità delle cose.
È un po’ come dire di aver comperato tre litri di pere, oppure dire di andare alla velocità di 30 miglia, oppure che per scaldarsi con la stufetta elettrica si sono consumati due chilowatt.
Tutte affermazioni prive di senso, appunto. La quantità di pere non si misura in litri, ma in chilogrammi; la velocità non è misurabile mediante miglia, bensì in miglia percorse in una certa quantità di tempo, come per esempio miglia all’ora; una stufetta elettrica non consuma chilowatt, bensì chilowattora, cioè una potenza consumata per un certo tempo, per esempio in due ore.
Ritengo quindi di fare cosa utile (anche se noiosa) chiarendo che, la quantità di qualsiasi cosa, ha un senso solo se indicata da un’unità di misura che sia quella giusta.
Quando si parla di Potenza, spesso si hanno idee poco chiare a causa del fatto che tale potenza può essere termica, oppure meccanica, oppure elettrica.
Se a tale fatto si aggiunge, poi, che le unità di misura impiegate per quantificarla sono molteplici, la confusione diventa anche più grande.
Se infine si considera che la "comunicazione tecnica" è affidata ai giornalisti, che leggono notizie dategli da qualcuno che le ha ricevute da qualcun altro, non ci si deve stupire se la generalità delle persone ha idee poco chiare sul significato della citata parola "potenza".
Pertanto, ritengo utile evidenziare alcuni elementi fondamentali universali.
La differenza tra energia e potenza e le loro componenti di forza, di spostamento e di tempo
Una FORZA F è ciò che è capace di creare un’accelerazione oppure un rallentamento a ad un corpo dotato di una massa m. Ciò è espresso dalla famosa formula F = m x a che va letta nel seguente modo: "Una forza F è uguale al prodotto di una massa m per un’accelerazione a". Va notato che dalla stessa formula può aversi il rapporto F: a = m, il quale dimostra che la massa m di un corpo è ottenibile dividendo il suo peso, espresso dalla forza F, per il valore dell’accelerazione di gravità a, che è di 9, 8 m/sec 2.
Quando questa forza F si sposta, cioè percorre una distanza d (come la forza espressa da un peso che cada da una certa altezza) essa crea un LAVORO L, che è perciò dato dal prodotto matematico di una forza F per un certo spostamento o distanza d misurabile in metri.
Si ha cioè che L = F x d (il lavoro è uguale alla Forza per la distanza d percorsa da tale forza).
Questo Lavoro è considerabile anche ENERGIA, per cui qualsiasi energia E è sempre misurabile o esprimibile dal prodotto F x d = E = L = chilogrammi per metro = chilogrammetri.
Un qualsiasi lavoro (forza per lo spostamento di essa) può essere fatto o lentamente o velocemente: più lo stesso lavoro è fatto velocemente, più esso richiede una potenza P maggiore.
Ciò significa che la potenza è inversamente proporzionale al tempo impiegato per scaricare una certa energia: più una cosa è fatta velocemente (cioè in un tempo breve, piccolo), più potenza richiede (cioè più è grande la potenza necessaria, e per questo si dice inversamente proporzionale).
Per fare un esempio, consideriamo ciò che fa una gru da cantiere quando solleva un peso.
Se il peso è di 100 Kg e deve essere sollevato di 10 metri, la gru compie un lavoro di 100 x 10 = 1000 Kg x m, cioè impiega un’energia di mille chilogrammetri.
Se per fare tale sollevamento la gru impiegasse un solo secondo, essa dovrebbe impiegare una potenza di 1000 Kgm al secondo, cioè 1000 Kgm/sec.
Se invece per fare tale sollevamento la gru impiegasse 10 secondi, potrebbe fare lo stesso Lavoro, cioè esercitare la stessa Energia di 1000 Kgm con una potenza che è un decimo (più il tempo è tanto, più è poca la potenza necessaria per fare un certo lavoro).
Infatti 1000 chilogrammetri diviso 10 secondi dà 100 Kilogrammetri al secondo (100 Kgm/sec).
Risulta così che, per definire una Potenza è sempre necessario stabilire in quanto tempo viene fatto un certo Lavoro; cioè in quanto tempo viene scaricata una certa Energia.
La potenza, perciò, è sempre data dal rapporto (cioè dalla divisione matematica) tra l’energia (lavoro) ed il tempo in cui tale energia è impiegata.
Se l’energia (o il lavoro) è misurata dal prodotto di chilogrammi (Kg) moltiplicati per metri (m) percorsi
(Kg x m, cioè Kgm, chilogrammetri), la potenza è misurata da tali chilogrammetri divisi per il tempo, espresso o quantificato dai secondi impiegati per scaricare tale energia.
La potenza è perciò sempre un qualcosa in cui una forza (chilogrammi) si sposta di una certa distanza (metri) in un certo tempo (secondi), come sinteticamente indicato mediante la seguente formula dimensionale
Potenza = Kg x m
sec
L’estensione al campo dell’elettricità
Ciò vale anche per il campo dell’elettricità. Si è infatti scoperto che, se un filo elettrico è posto in un campo magnetico, quando viene fatta passare corrente elettrica in tale filo esso si sposta (metri) trasversalmente all’orientamento del flusso del campo magnetico; inoltre si è scoperto che ciò avviene con una certa forza (chilogrammi) in un modo che ha una rapidità (secondi) proporzionale alla citata corrente elettrica.
Ciò significa che, nella citata situazione di elementi elettrici, esiste una forza meccanica F che si sposta (percorre una distanza misurabile in metri) e crea, perciò, il generico Lavoro di cui si è parlato precedentemente: più tale spostamento della forza avviene rapidamente, più potenza esso esprime.
Le complicazioni create dall’adozione delle unità di misura internazionali
A complicare le cose si ha che, per varie ragioni, Organismi Internazionali hanno ritenuto opportuno che, anche in tali fenomeni elettrici, la forza non venisse più misurata in chilogrammi, bensì con un’altra quantità da chiamarsi Newton.
Ma resta pur sempre una forza; la differenza che così si ha rispetto al chilogrammo deriva dalla solita formula F = m x a, dove una qualsiasi forza F è sempre uguale al prodotto di una massa m per l’accelerazione a che viene impressa da tale forza alla citata massa.
Si ha infatti che il chilogrammo (F) è quella forza che, applicata alla massa di 1 Kg (cioè ad un "chilogrammo massa", che è una cosa diversa dal "chilogrammo forza") imprime un’accelerazione di 9,8 m/sec 2 (che è il valore dell’accelerazione di gravità).
Per semplificare tali concetti, in una Convenzione Mondiale (detta Sistema Internazionale delle unità di misura) si è pertanto stabilito che, quando si ha una forza applicata ad un corpo avente 1 Kg massa che imprima a tale corpo un’accelerazione costituita da un incremento di velocità di 1 metro al secondo ad ogni secondo che passa (cioè m/sec 2), tale forza si debba chiamare Newton.
Tale forza è pertanto più piccola del "chilogrammo forza" di circa 10 volte (giacché l’accelerazione è di 1m/sec 2 anziché di 9,8m/sec2).
Da tale cambiamento delle unità di forza, con cui si passa dal "chilogrammo forza" al "Newton", si ha poi tutto il caos concettuale attuale, per il quale la gente ha poche idee….. ma ben confuse!
Infatti, nelle unità di misura dell’Energia o del Lavoro non viene più usata una forza di 1 "chilogrammo forza" che si sposta di 1 metro e determina l’energia o il lavoro di 1Kgm (chilogrammetro), bensì la forza di 1 newton che si sposta di 1 metro e determina l’energia (o lavoro) di 1 Newton metro (che è ovviamente circa un decimo del chilogrammetro).
Questo Newton x metro poi, siccome la parola era troppo lunga, l’hanno chiamato Joule;
1 Joule è cioè 1 Newton x metro, cioè un decimo del chilogrammetro.
Tale unità di misura riguarda dunque solo il Lavoro, cioè solo l’Energia.
L’energia è diversa dalla potenza perché, come già detto, la potenza è un’energia impiegata per un certo tempo.
Pertanto, se vogliamo un’unità di misura della potenza riferendoci allo Joule, possiamo dire che la potenza è misurabile in Joule al secondo (Joule diviso il numero dei secondi di tempo in cui tale energia viene impiegata).
Comunque, per non rendere troppo semplice l’argomento, qualcuno ha pensato di aggiungere quanto segue.
Quando si ha la potenza di 1 Joule/sec, tale potenza va chiamata Watt.
Pertanto 1 Watt = 1 Joule/sec.
Per contro, se vogliamo sapere quanta energia è un Joule, tale energia di 1 Joule è quella che è necessaria per poter prolungare lo scarico della potenza di 1 Watt per 1 secondo.
Infatti 1 W = 1 Joule diviso il numero di secondi (Joule/sec), per cui la formula matematica 1 W x 1 sec = 1 Joule si trasforma in 1 Watt moltiplicato per tali secondi 1 W x 1 Sec = 1 Joule.
Ciò significa che, quando l’unità di misura della potenza Watt, Kilowatt (mille Watt), C V (cavalli vapore, oppure in inglese H.P che vuol dire la stessa cosa Horse Power appunto H.P.), chilogrammetri al secondo, la si trova moltiplicata (cioè affiancata) all’unità di misura del tempo (secondi s, minuti min, ora h), il valore così indicato non è più il valore di una potenza, bensì si trasforma nel valore di un’Energia (cioè di un Lavoro).
Mentre un Watt è una potenza, un Watt ORA (Wh) è invece un’energia; mentre un C.V. (cavalli vapore) è una potenza, un C.V. ORA è invece un’energia.
Esempio pratico della differenza tra Energia e Potenza
Comunque, da quanto finora detto, è emerso che l’Energia è un qualcosa di completamente differente dalla Potenza, e lo si capisce dal seguente esempio.
Se si spinge a mano un’automobile in panne per 10 metri, si superano forze di attrito varie di circa 40 Kg e si impiega un’energia costante che è di tipo 40 x 10 = 400 Kgm (400 chilogrammetri = 4000 newtonmetri circa).
Se per far percorrere all’automobile in panne i citati 10 metri impieghiamo per esempio 8 secondi, ciò vorrebbe dire che abbiamo esercitato una potenza che è ottenuta dividendo i citati 4.000 newtonmetri di energia in 8 secondi cioè 4.000 : 8 = 500 newtonmetri /sec (newtonmetri al secondo) cioè 500 Watt, cioè 0,5 Kw (500 : 1000 = 0,5).
Se invece avessimo impiegato la grande potenza del motore dell’automobile (circa 100 kW) avremmo potuto impiegare un tempo duecento volte (100 : 0,5 = 200) minore degli 8 secondi citati, perché l’energia da superare era sempre la stessa cioè 4.000 newtonmetri.
Uguaglianza tra calore ed energia e corrispondenze elettriche
Da notare che quando si parla di energia ( e non di potenza) è come parlare di calore, perché, da un punto di vista fisico, tutta l’energia meccanica è sempre trasformabile completamente in calore (mediante l’attrito).
1 Caloria = circa 4 Joule (4,18)
La citata potenza in Watt ha una sua equivalenza elettrica molto semplice
1 Volt per Ampere = 1 Watt
che si può leggere nel seguente modo: la potenza elettrica di 1 Watt è quella creata dal passaggio (in un filo elettrico) di una corrente di 1 Ampere (A) con un voltaggio (o tensione o differenza di potenziale d.d.p) di 1 Volt (V).
Poiché nelle abitazioni si ha una tensione di 220V, quando si adopera un elettrodomestico che faccia passare nei fili elettrici una corrente avente l’intensità di 1 Ampere (o A) esso consuma la potenza di (220 x 1) 220 Watt.
Le batterie delle automobili possiedono una certa quantità di energia che viene indicata in (Amperora, Ampere moltiplicato per le ore, e non Ampere divisi per le ore), perché è sottinteso che la citata corrente (Ampere o A) è associata ad un voltaggio o tensione costante (per maggiore precisione va detto che l’Ampere è l’unità di misura pratica della carica elettrica ed è definita come la quantità di carica elettrica misurata in Coulomb, o C, che passa in un’ora attraverso un conduttore quando in questo passa la corrente di 1 Ampere).
Quando tale batteria (che generalmente ha un voltaggio di 12 volt o V) eroga corrente, sviluppa una potenza che è data dal prodotto dei Volt (12) per il numero degli Ampere (A).
La quantità di Ampere che viene assorbita dipende dal "consumatore di energia". Se per esempio tale consumatore di energia elettrica è il motorino di avviamento, che ha una potenza di circa 600 W (Watt), la corrente in Ampere che viene erogata dalla batteria deriva dalla seguente formula
Watt = voltaggio (V) della corrente x Intensità (I) della corrente (o amperaggio) = Volt x Ampere = W = V x I
da cui matematicamente si ricava I = W/V (cioè numero dei Watt diviso il numero dei Volt) = 600 Watt/12 Volt = 50 Ampere
Da notare che il valore 50 Ampere costituisce tanta corrente, ed è per questo che i cavi della batteria sono molto più grossi dei fili elettrici casalinghi.
Infatti, poiché il voltaggio della batteria è basso (12V) la potenza (che è il prodotto dei due termini tensione V e corrente I) può essere ottenuta matematicamente utilizzando un alto amperaggio (corrente con grande intensità I).
Se la citata potenza di 600 W (per esempio un tritatutto) fosse stata alimentata dalla tensione della rete elettrica domestica (che è 220 V) nei fili elettrici sarebbero passati solo 600 : 220 = 2,7 Ampere.
È per questo motivo che tutte le spine e le prese elettriche domestiche sono costruite per resistere solo a 10 Ampere (10 A come c’è scritto in tutte le spine elettriche).
La misura delle pressioni
A margine di quanto finora detto, e riferendoci al caso che ha portato l’introduzione del Newton nel Sistema Internazionale delle unità di misura, è utile capire anche il settore delle PRESSIONI.
Tale settore è importante perché coinvolge i campi della tecnica industriale, della meteorologia, della pressione del sangue che crea la famosa ipertensione, della resistenza dei materiali.
Da quest’ultimo campo si può chiaramente capire che la pressione può essere di due tipi: positiva (quando c’è schiacciamento, compressione), oppure negativa (quando c’è trazione, aspirazione).
La pressione è il fenomeno creato dell’azione di una forza F distribuita su di una superficie S, cioè Pressione = forza/superficie (forza diviso superficie su cui è applicata la forza, che tira oppure che schiaccia).
Nel vecchio "sistema metrico" la forza era misurata con il chilogrammo per cui, per avere il valore di una pressione, era sufficiente dividere il valore dei chilogrammi per il valore dei metri quadrati (o centimetri quadrati o millimetri quadrati): bastava indicare, dopo il numero della quantità, l’unità di misura della sezione o area a cui ci si riferiva
Kg/m2; Kg/cm2 Kg/mm2 (chilogrammi al metro quadrato, chilogrammi al centimetro quadrato, chilogrammi al millimetro quadrato).
Attualmente non si usa più il Kg (chilogrammo), bensì il N (Newton), cosicché, invece di avere per esempio Kg/cm2 (la vecchia pressione chiamata Atmosfera, che ha un valore quasi uguale ad 1 Kg/cm2 ed è anche equivalente circa ad 1 bar) si ha il newton al metro quadrato, N/m2, e tale unità di misura la si è chiamata Pascal (Pa).
Poiché il Newton è una forza dieci volte più piccola del chilogrammo (cioè è una forza di circa 100 grammi) e poiché tale forza è distribuita su 1metro quadrato che è formato da 10.000 centimetri quadrati si può capire che, rispetto al vecchio valore di 1 atmosfera (che è circa 1 chilogrammo distribuito su un centimetro quadrato) la pressione di 1 Pascal ha un valore che è 100.000 volte più piccolo di 1 chilogrammo per centimetro quadrato, cioè circa 100.000 volte più piccolo di 1 Atm.
Forse è utile sapere che tale vecchia unità di misura Atm, o atmosfera, corrisponde al peso di tutta l’aria che c’è in un immaginario tubo lunghissimo che risale l’atmosfera geografica, avente una sezione di un centimetro quadrato e che sia posto in riva al mare.
Tale peso dell’aria atmosferica, contenuta in questo tubo immaginario lungo vari chilometri, equivale al peso dell’acqua che in questa stessa colonna arrivasse ad un’altezza di poco più di 10 metri (10, 33 m).
Ovvero, che il valore dell’unità di misura della pressione denominata ATM o atmosfera equivale alla pressione esercitata dal peso dell’acqua all’interno di un tubo verticale che sia pieno di tale acqua fino a 10 metri ( ovvero, la pressione esistente quando si è immersi sott’acqua ad una profondità di 10 m).
Per capire in modo approssimato cosa significa l’azione di 1 atmosfera, prendete un cubetto avente un centimetro di lato (per esempio un tipico dado da gioco avente i punti sulle sue facce), appoggiatelo su una qualsiasi parte del vostro corpo e mettete sopra tale dado un oggetto che pesi un chilogrammo (per esempio un pacco di sale): il dolore che sentite è quello creato dalla pressione di un’atmosfera, cioè praticamente 1 Kg applicato su un centimetro quadrato.
Quando la pressione è indicata solo con una lunghezza
Come detto in precedenza, a volte la pressione può essere indicata da una lunghezza (metri, centimetri, millimetri) riferita a quanto è alto il livello di un certo liquido presente all’interno di un tubo disposto verticalmente.
Nel caso della comune pressione del sangue misurata dal medico, per esempio, essa viene indicata da un numero (per esempio 150) seguito da varie lettere misteriose: mmHg.
Sulla base di quanto detto invece, 150 mmHg, significa che la pressione all’interno delle vene, o arterie, presenti sotto la fascia che strizza il braccio, è quella esercitata dal peso del mercurio (deducibile dal fatto che è stata indicata la sua sigla, cioè Hg), posto all’interno di un tubo verticale fino ad un’altezza di 150 mm dal livello in cui si trova la superficie superiore del braccio strizzato.
Il sangue, per passare in quella certa vena (che era stata precedentemente ed appositamente schiacciata fino ad impedire il transito) deve cioè riuscire a sollevare il peso della citata colonna di mercurio alta 150 mm, esercitando una pressione su una superficie che coinvolga la sezione di base della citata colonna.
Nei moderni misuratori di pressione elettronici la colonna di mercurio è stata sostituita da "celle di carico", le quali potrebbero fornire la pressione sanguigna con qualsiasi altra unità di misura (Atm, bar, pascal, ecc…), ma per poter confrontare il valore rilevato con i valori che erano conosciuti tradizionalmente , la forniscono appunto in mmHg, appunto millimetri di altezza di una colonna di mercurio.
Comunque benché, da quanto detto, l’indicazione di una pressione mediante una unità di misura di una lunghezza non sia una contraddizione, è comunque un modo con cui i divulgatori della tecnica creano confusione.
In realtà, tale pressione espressa in una semplice lunghezza (per esempio la pressione barometrica che viene indicata in 760 millimetri di mercurio) è solo un modo di semplificare quella che è la stessa unità di misura della pressione, cioè sempre una forza distribuita su una superficie.
Nel caso specifico, tale forza è tratta dal peso dell’aria, o dell’acqua, o del mercurio, che si trovi all’interno di un tubo verticale e che gravi alla base di tale tubo.
Tale peso è ovviamente dato dal prodotto del peso specifico della sostanza per il volume della sostanza.
Poiché il volume del cilindro (interno del tubo) è dato dalla sezione di base moltiplicata per l’altezza, la sezione di tale tubo non ha importanza, perché fa aumentare il peso (aumento del volume del cilindro) ma fa aumentare anche la sezione in cui tale peso grava, cosicché l’unico fattore influente è solo l’altezza: per questo si dice "Pressione di 760 mm di colonna di mercurio, pressione di 15 metri di colonna d’acqua", eccetera.
Facendo l’equazione dimensionale si ha infatti che, moltiplicando il peso specifico della sostanza per il volume cilindrico che essa occupa nel tubo, si ha Kg/m 3 (peso specifico) x m 3 x (volume) = Kg (cioè appunto solo un peso) che grava su una superficie.
Se dividiamo tale peso per la superficie di base in cui esso di distribuisce abbiamo Kg/m2 come unità di misura della pressione.
Poiché il volume di un cilindro è dato dal prodotto della sua superficie di base per l’altezza e poiché il peso così ottenuto deve essere poi diviso per il valore di tale superficie di base (ovvero la grossezza di tale colonna piena di liquido) , tale valore della superficie di base è privo di importanza, poiché il citato rapporto dà come risultato 1.
Pertanto, l’unico elemento che determina il valore della pressione esercitata da un certo liquido posto all’interno di una colonna è solo l’altezza che possiede tale colonna cilindrica di liquido (ed il peso specifico di tale liquido), ma non la grossezza della colonna.
Per questo motivo è corretto indicare una pressione con un’unità di misura semplicemente di lunghezza (metro), perché ciò implica anche l’unità di misura Kg/m 3 del peso specifico del liquido contenuto nella colonna, la quale moltiplicata per l’altezza in metri della colonna di liquido dà come unità di misura Kg/m 2 , (forza diviso superficie) cioè appunto l’unità di misura della pressione.
Le misure in pollici
A completamento di tale esposizione chiarificatrice (almeno nelle intenzioni) non può mancare un essenziale riferimento al "pollice" inglese (per esempio, la lunghezza della diagonale con cui viene indicata la grandezza del display, dello schermo del monitor e del televisore).
Il pollice è un’entità di misura di lunghezza e corrisponde a 25, 4 millimetri, cioè in pratica a due centimetri e mezzo.
Una lunghezza di 10 pollici pertanto è una lunghezza di 254 millimetri, cioè poco più di 25 centimetri.
Di tale unità di misura siamo stati costretti a prenderne atto perché era quella adottata dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti d’America, che erano le nazioni economicamente ed industrialmente più importanti.
Quando esse dicevano "revolver calibro 45", per dire che i proiettili avevano un diametro di 45 centesimi di pollice, dovevamo evidentemente sapere quanto era lungo tale "pollice" per capire che il citato diametro corrispondeva a 11,43 mm.
Essendo tali due nazioni quelle tecnologicamente o scientificamente più evolute, erano quelle che costituivano il riferimento per le nazioni che dovevano imparare, oppure che dovevano comperare da esse prodotti che solo esse erano capaci di costruire.
Conseguentemente, le nazioni scientificamente o economicamente meno potenti (per esempio l’Italia) dovevano necessariamente usare le unità di misura che trovavano indicate nei libri tecnici e nei prodotti inglesi e americani.
Il successivo aumento di importanza delle altre Nazioni ha cambiato la situazione.
Queste ultime hanno infatti così potuto decidere di abolire l’uso del pollice e di adottare in tutto il mondo (Sistema Internazionale) il metro come unità di misura delle lunghezze.
Ciò significa che, se vedete la scritta "pollici" o "inch" o semplicemente il doppio apostrofo " (che è il simbolo del pollice) è perché l’orgoglio anglosassone non ha ancora digerito la sconfitta impostale dalle inevitabili leggi della storia.
Le temperature
Un ulteriore campo di confusione è quello generato dalle temperature.
Tali temperature vengono sempre indicate in gradi, ma accompagnate da specificazioni misteriose…
Per esempio, ci sono i gradi centigradi, i gradi Celsius, i gradi Fahrenheit, i gradi Reamur, i gradi Kelvin, per cui poca gente sa la differenza tra °C, °F, °R, °K.
Penso sia utile precisare, pertanto, che le temperature comunemente usate sono quelle dei °C, dette anche gradi centigradi, oppure gradi Celsius.
In questa scala delle temperature lo zero indica la temperatura a cui l’acqua distillata solidifica diventando ghiaccio (il famoso sottozero per indicare le temperature in cui non c’è più acqua allo stato liquido, bensì solo allo stato solido); il valore 100 indica la temperatura a cui tale acqua distillata bolle (alla pressione che c’è in riva al mare).
Questo campo di temperatura è stato diviso in cento parti, per cui ogni parte diventa un grado centigrado.
Quando vedete che al piccolo cerchietto ° che indica "gradi" è associata una lettera diversa dalla C, allora vuol dire che le temperature indicate non sono quelle da noi comunemente intese.
Nel caso che al citato cerchietto ° sia associata una F, i gradi indicati sono gradi Fahrenheit, quelli cioè creati da tale fisico prussiano che, per complicare la vita ai posteri, invece di dare alla temperatura di congelamento dell’acqua il valore zero, gli dette il valore 32; ed invece di dare alla temperatura di ebollizione dell’acqua il valore cento , gli dette il valore 212.
Nel caso che al citato cerchietto ° sia associata una R, invece, i gradi indicati sono gradi Reamur, creati da un fisico francese quasi omonimo Reaumur, il quale ritenne "più bello" che la temperatura di congelamento dell’acqua distillata fosse zero gradi, ma che la temperatura di ebollizione della stessa avesse il valore 80 !
Queste scale termometriche sono evidentemente poco pratiche e sono in via di abbandono, sostituite dalla scala dei citati gradi centigradi, detti anche gradi Celsius ed indicati con °C.
Tuttavia ai fisici questa scala dei gradi Celsius non piaceva, ed hanno così creato la scala dei gradi Kelvin, indicata °K.
In questa scala lo zero non indica la temperatura a cui si scioglie il ghiaccio, bensì la temperatura più bassa che c’è nell’universo e che è – 273,16°C (duecentosettantatre gradi sotto il comune zero della scala Celsius). Al di sotto di tale temperatura non si può andare, perché la temperatura è creata dalla vibrazione degli atomi ed a questa temperatura l’ampiezza di vibrazione è nulla: e, come è noto, non si può stare più immobili dello stare immobili……
Per il resto, tale scala termometrica Kelvin è uguale a quella centigrada cosicché 0°C sono uguali a 273°K e 100°C sono uguali a 373°K (cioè 273 +100 = 373).
Il fatto che non esista la possibilità di creare in nessuno modo una temperatura più bassa di – 273°C (zero assoluto, o zero gradi Kelvin) può risultare sorprendente.
Ciò specialmente se si considera che, per contro, è possibile creare temperature di migliaia di gradi con la combustione o temperature addirittura di milioni di gradi mediante la fissione (oppure la fusione) nucleare (la bomba H, il nucleo delle stelle).
In effetti questa situazione è molto interessante, perché analizzata secondo la mia Teoria dell’Energia Psichica, esprime significativamente la posizione dell’uomo nella scala evolutiva dell’universo.
L’evoluzione parte infatti dalla temperatura di milioni di gradi presente nel Buco Nero, nelle stelle, nel Sole, per poter giungere alla temperatura più bassa possibile che è appunto di
– 273 ° C, alla quale si ha la realizzazione di Dio.
Trovandoci, noi esseri umani, ad una temperatura che è distante da Dio di soli 300°C, possiamo capire che di strada ne abbiamo fatta tanta……..
Ci rimane l’evoluzione nel mondo degli Angeli. Un campo che, per i motivi visti, è molto freddo; un campo dove la nostra realizzazione infrarossa dovrà diventare una radiazione nel campo delle onde radio: una radiazione in cui la lunghezza d’onda dovrà essere di molte migliaia di chilometri, fino ad esprimere un’onda piatta (cioè un’onda non più onda) con frequenza di Zero Hertz.
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