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LO SCANDALO DEL MOSE?
Tutto cominciò il 10.02.1993 al Maurizio Costanzo Show
Riassunto
Lo scandalo del MOSE è cominciato al Maurizio Costanzo Show del 10.02.1993.
Vent’anni fa, il fenomeno dell’acqua-alta di Venezia era senza soluzione. Ciò che
"i massimi crani" del tempo avevano partorito era una paratia del tipo con cui, sin dal medioevo, venivano sbarrati i fossi agricoli. A tale paratia avevano dato il sontuoso nome MOSE, acronimo di MOdulo Sperimentale Elettromeccanico.
Tale progetto fu infatti giustamente rigettato dalle Autorità, nonostante cercassero disperatamente una soluzione al problema dell’acqua-alta.
È nel mio stile risolvere i problemi che altri considerano senza soluzione. Pertanto, inventai dighe mobili incernierate sul fondo del mare, che ora tutti conoscono impropriamente come MOSE. Impropriamente, perché non funzionano con tecnica elettromeccanica, bensì idrostatica.
Dopo averle brevettate, le illustrai al Maurizio Costanzo Show del 10.02.1993: ciò è documentato dal filmato che ho posto su YouTube al nome Rolando Poeta.
Era una invenzione ideale: di basso costo e tecnicamente perfetta. Qui cominciò lo scandalo perché, i soliti "Comitati di Affari", vollero ignorarmi. Essi volevano in tal modo gestire la costruzione di tale "nuovo MOSE" senza avere attorno alcuna "anima candida" che sollevasse obiezioni ai loro programmi di moltiplicazione scellerata dei costi.
Fu così che, la loro avidità, divenne talmente grande da sconfinare nell’illegalità.
In tale data io (Poeta Rolando) fui invitato come ospite al Maurizio Costanzo Show.
In tale occasione illustrai, con l’ausilio di disegni, un mio progetto depositato come Brevetto di Invenzione due giorni prima, cioè il giorno 08 febbraio 1993.
Tale progetto riguardava il modo di salvare Venezia dall’acqua-alta mediante delle speciali dighe mobili da me inventate.
Tali dighe mobili erano incernierate sul fondo del mare; esse potevano rimanere immerse quando erano riempite di acqua, ma potevano anche emergere per effetto di un galleggiamento creato da un loro svuotamento mediante pompe.
Questo mio progetto di salvare Venezia con le dighe mobili ora è diventato famoso con il nome MOSE.
Con tale nome MOSE, però, era stato precedentemente chiamato un altro progetto.
Si trattava di un progetto tipo "lamiere verticali" per lo sbarramento dei fossi agricoli.
Dopo la costruzione di un prototipo, poi, tale vecchio progetto era stato rifiutato dalle "Autorità", anche a seguito delle violente proteste degli ecologisti.
Per salvare Venezia dallo sprofondamento nell’acqua-alta, dunque, non si sapeva come fare.
Per il gruppo di lavoro "che stava lavorando" a come guadagnare una montagna di soldi mediante l’acqua-alta di Venezia, la mia invenzione illustrata al Maurizio Costanzo Show era una manna dal cielo!
Infatti, ora avevano per le mani un progetto ingegneristicamente eccellente, nuovo a livello mondiale, teoricamente di basso costo, idoneo al ricambio delle acque stagnanti della laguna: il meglio che si potesse concepire (modestamente l’avevo inventato io…).
Così, tali misteriosi personaggi del "gruppo di lavoro" cominciarono ad elaborare segretamente il mio progetto, modificandolo in modo da renderlo molto più complicato, molto più costoso, molto meno funzionale, cioè…fino a renderlo una "macchina perfetta per fare i soldi"!
La loro elaborazione doveva rimanere segreta perché, se io ne fossi venuto a conoscenza, avrei potuto interrompere la loro attività, in ragione dei miei diritti brevettuali
Questo fatto evidenzia la tipica malafede di chi ha il potere.
Una malafede finalizzata ad aumentare al massimo i propri interessi a scapito della collettività: preposta a sborsare acriticamente qualsiasi cifra, mediante la complicità dei politici.
Malafede delittuosa perché, se c’è un inventore che ha passato mesi a studiare il problema ed a trovare la soluzione geniale mai concepita prima nel mondo, costui sicuramente ha competenze e fantasia non comuni.
Sarebbe dunque logico dargli un "tozzo di pane" e farlo stare contento nella sua "cuccia" a fornire orgogliosamente tutta la sua collaborazione.
Sì, sarebbe stato logico. Sennonché, al "gruppo di lavoro" non interessavano affatto progetti perfetti, funzionali, economici, sfornati da menti geniali. A tale "gruppo di lavoro" interessavano infatti solo progetti stupidi, complicati, che fossero costosi il più possibile: solo così da tali progetti potevano risultare grasse tangenti!
Le grasse tangenti che sono state scoperte dalle recenti indagini giudiziarie.
Tale vergognoso modo con cui operava il cosiddetto "gruppo di lavoro" comportava, per l’inventore, non solo non ricevere un giusto premio (riconosciuto dalle leggi brevettuali di tutto il mondo, perché costituisce la molla che muove il progresso tecnologico industriale), ma addirittura di essere privato del diritto inalienabile ad essere riconosciuto autore dell’invenzione (anche tale diritto è espressamente riconosciuto da tutte le leggi internazionali).
Nascondendo il vero inventore, il citato "gruppo di lavoro", pervaso da avidità smodata, si era appropriato illegittimamente anche di questo diritto morale: utilizzandolo per valorizzare le competenze ingegneristiche delle imprese che dovevano costruire il MOSE.
Sta di fatto che, nonostante le lettere (anche a giornali e televisioni) con cui cercavo di far conoscere la mia invenzione delle "paratie mobili" per Venezia, dopo quattro anni, non avevo ricevuto neanche l’ombra di una qualsiasi risposta.
Pertanto, decisi di non pagare le tasse per il mantenimento in vita del mio brevetto (che nel frattempo era stato concesso dal Ministero dell’Industria con il N° 1268540; con tale numero, chiunque può reperirne liberamente una copia).
A seguito di ciò, la mia invenzione diventava di Pubblico Dominio.
Casualmente, un anno dopo, ebbi modo di leggere su una inusuale rivista, grandi elogi del nuovo MOSE di Venezia che si stava progettando!
Tomo-tomo, cacchio-cacchio (come diceva Totò) un misterioso gruppo di furbastri mi aveva fregato l’invenzione!
Il resto è storia: nei primi giorni di giugno 2014 la Procura di Venezia ha mandato sotto processo (e in galera) 35 furbastri con l’accusa di aver rubato soldi (miliardi di euro) al popolo italiano!
Rubati, perché il MOSE progettato da me sarebbe costato la metà della metà della metà di quanto è stato speso. Inoltre sarebbe stato realizzato in metà tempo, perché più semplice e funzionale!
Questi fatti non sono da me esposti per far sapere quanto sono bravo (alla mia età, l’unica ambizione rimasta è quella di avere un loculo che sia comodo…)!
I fatti sopra illustrati sono invece finalizzati a far capire che, se l’Italia non cresce, non è perché non ci sono italiani intelligenti, bensì perché non esistono strutture organizzative capaci di far emergere ed eventualmente utilizzare quanto è già stato creato, a proprie spese, dai tanti sconosciuti e geniali inventori che esistono in Italia.
Io sono uno dei pochi che può permettersi di affermare ciò per due ragioni:
prima di diventare lo scemo che sono, ho lavorato per decenni con successo industriale nel settore Ricerca e Sviluppo;
inoltre (sempre prima di diventare lo scemo che sono) ho gestito per 17 anni un importante Ufficio Brevetti, ed ho così potuto rendermi conto delle tante invenzioni valide che rimangono inutilizzate per le loro difficoltà di essere conosciute.
La creazione di tali strutture organizzative della creatività italiana eviterebbe ai grandi faccendieri di vendere ottone per oro.
Perché tali strutture insegnerebbero a tutti come distinguere l’oro dall’ottone.
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